Le news di Spi Aosta
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Un Piano per la Salute e Benessere sociale che non intacca i problemi della Sanità

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“Il sistema della salute governato dalla regione Valle d’Aosta sembra trovarsi oggi in una fase di crisi, non riuscendo a fornire, in diversi casi, una risposta efficace alle recenti evoluzioni della domanda sociale. Sono in corso nella nostra regione diversi cambiamenti di carattere strutturale che richiederebbero di essere governati con maggiore attenzione“. E’ questo il giudizio del sindacato dei pensionati Spi-Cgil in merito al Piano regionale per la Salute e il Benessere sociale. In un documento di nove pagine lo Spi analizza il Piano sottolineando che “a fronte della proposta di piano varata dalla Regione Valle d’Aosta riteniamo che quegli indirizzi non trovino adeguata formulazione nel nuovo documento di programmazione e che alcune importanti criticità rilevate nel nostro sistema della salute non vengano affatto intaccate“.

Il sindacato osserva “un significativo quanto discutibile tentativo di conseguire economie di scala nell’assistenza territoriale, allontanando ancora di più che in passato i presidi socio-sanitari dalle residenze dei cittadini attraverso l’innalzamento delle soglie dimensionali per la costituzione dei distretti, e un marcato orientamento alla privatizzazione dei servizi sanitari e per il benessere sociale, in controtendenza invece con gli indirizzi fissati a livello nazionale a seguito dell’emergenza pandemica”.

Nel merito, sono diversi i punti critici rilevati nel piano. Emerge una scarsa se non nulla concertazione, con nessuna indicazione relativa alla costituzione di tavoli permanenti con associazioni e organizzazioni sindacali. Molti i dubbi sul metodo adottato, con la scelta di estendere la validità del piano su un orizzonte quinquennale anziché triennale che pare più funzionale a “prendere tempo” che a predisporre indirizzi nel medio-lungo periodo.

Per quanto riguarda l’ospedale si mantiene di fatto in piedi una seconda struttura (il Beauregard, destinato a riabilitazione e lungo degenza) non raggiungendo lo scopo di realizzare un’unica sede ospedaliera, con maggior spreco di risorse sia economiche sia organizzative. Ribadiamo che andrebbe urgentemente affrontata un’analisi tecnica comparata di costi e benefici tra il progetto attuale di ristrutturazione del Parini e quello di un ospedale nuovo da individuare in una sede diversa.

A proposito di gestione delle risorse, resta il problema dell’attrattività rispetto al personale: serve lo sviluppo e l’investimento su dipartimenti innovativi e competitivi con altre Asl del Nord Italia attraverso una riorganizzazione dell’azienda; servono borse di studio e ricerca sulle medicine peculiari al nostro territorio; serve una robusta contrattazione integrativa.

Sul fronte del territorio è totale il nostro disaccordo con la riduzione del numero dei distretti, anche considerando che la Lombardia ha confermato che nelle zone di montagna i distretti saranno ogni 20 mila abitanti. Totale contrarietà anche rispetto alla scelta di tagliare i consultori, che secondo la nuova organizzazione diventerebbero, dagli attuali 8 totali, uno ogni 30 mila abitanti: in pratica un dimezzamento. Non siamo d’accordo nemmeno sulla gestione dei privati nei cosiddetti ospedali di comunità, ponte tra ricoveri e servizi territoriali: si tratta pur sempre di ospedali e come tali devono restare pubblici.

Spiccano poi, nel documento, le assenze della medicina di genere, di un piano per la non autosufficienza e di interventi legislativi sull’invecchiamento attivo, oltre che di strategie per l’accoglienza e l’integrazione delle persone straniere. Confusa e poco chiara anche la riorganizzazione dei servizi alla disabilità.

La versione integrale del documento curato dallo Spi-Cgil è consultabile cliccando questo LINK.