Le news di Spi Aosta
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Nato il Coordinamento Donne dello Spi VdA per valorizzare le politiche di genere

Attivo da due mesi sotto la guida di Chiara Allera Longo

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Accrescere la consapevolezza di genere, proponendo momenti di approfondimento, di formazione, di elaborazione e di lavoro a partire da tutte quelle tematiche che rivestono, in relazione ai bisogni ed alla vita delle donne, carattere di specificità, oltre a voler arricchire la rappresentanza generale del sindacato. Sono questi gli obiettivi prioritari del Coordinamento Donne del Sindacato Pensionati della Cgil Valle d’Aosta, che si è costituito il 5 ottobre 2021. Ufficialmente riconosciuto dal direttivo dello Spi Cgil della Valle d’Aosta il 7 ottobre 2021, il Coordinamento ha in Chiara Allera Longo la propria responsabile e lo scorso 25 novembre, durante la ” Giornata internazionale contro la violenza sulle donne” era in piazza insieme all’Associazione Dora per fornire informazioni sulle strutture e gli enti a sostegno delle donne vittime di violenza.

I Coordinamenti donne Spi operano a livello nazionale e territoriale per garantire pari opportunità tra i generi, assumendo le molteplici differenze che li caratterizzano come elementi da cui non è possibile prescindere nella definizione delle piattaforme rivendicative e contrattuali, così come nell’attività di tutela individuale. Sono un luogo in cui si esaltano e si valorizzano le altre differenze d’età, di etnia, di religione. Rappresentano una modalità organizzativa e di lavoro per sviluppare le Politiche di Genere, autonomamente scelta dalle donne e riconosciuta statutariamente dallo Spi.

Quando si parla di invecchiamento, non sempre si analizza la differenza di genere in questa fase di vita. Uomini e donne hanno dei problemi comuni dovuti agli eventi tipici della terza età – ad esempio l’evoluzione del fisico, la vedovanza, fattori che possono portare a entrambi un senso di solitudine o di inutilità sociale – tuttavia vi sono rilevanti differenze di genere su molti aspetti – solitudine, salute, reddito, partecipazione sociale, comportamenti e stili di vita – che meriterebbero di essere approfonditi in quanto possono generare delle vere e proprie disuguaglianze. Non vi è una rappresentazione sociale di tutto ciò. C’è una invisibilità di questo universo, dei bisogni e delle attività di questa componente della società. Senza contare il contrasto e la prevenzione della violenza sulle donne anche con riferimento alla componente anziana.

L’ombra della solitudine

E’ noto che le donne sono più longeve degli uomini. Ma vivere di più non sempre significa vivere meglio, spesso la maggior longevità si accompagna ad una ad una più marcata solitudine e precarietà economica. In Vda le persone che vivono da sole nel 2019 erano oltre il 45% del totale delle famiglie. Nel 2011 (ultimo anno reso disponibile da Istat per questo livello di dettaglio) il 48% dei nuclei famigliari composti da una sola persona erano composti da persone over 60. Di questi le donne erano in numero significativamente maggiore. L’ufficio statistico della Regione ha confermato che verosimilmente le cose attualmente sono simili, anzi sembrano in peggioramento. Considerando la conformazione geografica della nostra regione e la distribuzione delle abitazioni, si può immaginare quali siano le difficoltà di molte fra queste donne sole, difficoltà relazionali, di trasporto, per esempio per fare la spesa o recarsi dal medico. Il vivere sole, inoltre, comporta una maggiore esposizione al rischio di povertà soprattutto quando si ha un basso reddito.

Rimanere in salute

E’ necessario potenziare gli interventi per la prevenzione e l’educazione alla salute, prestando maggiore attenzione alla medicina di genere, in particolare quella per le donne anziane. In questo contesto, potrebbe essere previsto il rilancio e la qualificazione dei Consultori familiari nella prevenzione primaria e secondaria e nella cura. In Valle d’Aosta, ad esempio, non c’è nessun consultorio che si occupa di controlli post menopausa.

Reddito e disuguaglianze

I dati Inps ci raccontano che le donne percepiscono pensioni più povere dei loro coetanei, molto più spesso pensioni sociali e di reversibilità, meno frequentemente pensioni previdenziali, ove comunque vi è un gap di genere perché il reddito pensionistico finisce col riflettere la vita contributiva delle pensionate, spesso segnata da bassi salari, part time e carriere interrotte o discontinue che conducono ad un montante contributivo mediamente inferiore rispetto a quello dei coetanei maschi. In Italia il 53% dei beneficiari della pensione è di sesso femminile, ma percepisce il 44% del totale degli importi erogati dallo Stato.

Comportamenti e stili di vita

Le donne anziane in genere fanno già normalmente meno attività fisica degli uomini. Hanno inoltre spesso una vita sociale poco attiva e in generale la partecipazione sociale nelle donne è decisamente minore di quella degli uomini. L’emergenza Covid non ha migliorato la situazione. Inoltre, generalmente, non guidano la macchina, con tutti i problemi di accessibilità che ciò può comportare soprattutto in Valle d’Aosta, dove chi è senza auto è spesso isolato.

Stop alla violenza

E’ necessario potenziare il contrasto e la prevenzione della violenza sulle donne anche con riferimento alla componente anziana, fenomeno ancora poco conosciuto e indagato. Nella “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale ha presentato un report da cui risulta che nei primi nove mesi del 2020 il 30% delle vittime di violenza di genere è rappresentato da donne over 65. I dati indicano 2800 anziane vittime di violenze sessuali, 600 mila finanziarie, 25 mila violenze in strutture sanitarie. E questa è solo la punta di un iceberg, perché gli episodi reali sarebbero quattro volte quelli denunciati, ovvero circa 2,5 milioni. Le violenze, infatti, avvengono quasi sempre in silenzio per evitare “scandali”. I maltrattamenti sugli anziani riguardano in grandissima parte le donne, che nell’età avanzata sono in condizioni di maggiore fragilità perché sopravvivono più a lungo, con malattie invalidanti vissute per un più lungo periodo, in una situazione di carenza di reddito e solitudine.