Scarsa condivisione, poca inclusività e scelte che penalizzano i cittadini e soprattutto le cittadine, come quella relativa al taglio dei consultori sul territorio. Sono queste alcune delle considerazioni fatte dal Coordinamento Donne Spi Cgil Valle d’Aosta sul Piano Regionale per la Salute e il Benessere sociale.
Il Coordinamento Donne Spi Cgil VdA esprime molte riserve sul metodo utilizzato per quella che viene chiamata “partecipazione democratica”. Il Coordinamento ritiene infatti che non sia pensabile che un documento di tale importanza per i cittadini valdostani, che impegna moltissime risorse economiche, venga costruito da un gruppo tecnico/politico senza il coinvolgimento delle parti sociali che rappresentano una larga quota di popolazione. Si prospetta la possibilità di esprimere osservazioni ma, come dichiarato nella pagina iniziale della piattaforma, i contributi saranno vagliati “unicamente dal Gruppo di Lavoro interno all’Assessorato che ha ricevuto il compito di predisporre il Piano Regionale per la Salute e il Benessere Sociale 2022-2025” con evidenti rischi di autoreferenzialità e senza nessuna garanzia di obiettività. Inoltre la piattaforma informatica ha dei vincoli e delle rigidità che poco si adattano a un’analisi accurata e puntuale. Peraltro non è neanche prevista una restituzione delle osservazioni raccolte, infatti “l’Assessorato pubblicherà, in forma sintetica e generale […] gli argomenti accolti nella revisione della bozza”.
Il Coordinamento Donne Spi Cgil sottolinea che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) si evidenzia più volte la necessità di occuparsi delle persone non più autosufficienti e delle persone anziane, dal rafforzamento dei servizi sociosanitari territoriali all’assistenza domiciliare. Sulla carta il Piano regionale ribadisce questi intenti. Nei fatti, però, la proposta non accoglie neanche parzialmente le linee guida nazionali riducendo le risorse territoriali invece di aumentarle e non incardinando una legge sulla non autosufficienza.
Per quanto riguarda la sanità di genere il Coordinamento Donne Spi Cgil sottolinea che il Pnrr ha rimesso al centro dell’agenda politica l’avanzamento delle pari opportunità; tale prospettiva però non trova risposta nel Piano Benessere e Salute VdA. In particolare, occorre rivedere la proposta della Regione relativa ai consultori. Nel documento si parla di “valorizzazione della rete consultoriale” proponendo un consultorio ogni 30.000 abitanti. Considerando che oggi la Valle d’Aosta ha una dotazione di un consultorio ogni 10.539 abitanti – nel rispetto del Piano Sanitario Nazionale 1998/2000 che distingue tra zone rurali, dove sarebbe auspicabile un CF ogni 10.000, e zone urbane, dove è sufficiente un CF ogni 25.000 – tale proposta ridurrebbe in maniera significativa il numero dei consultori.
Il Coordinamento Donne Spi non ritiene corretto, in una regione montana come la nostra, modulare i servizi sulla base della densità di popolazione, come dichiarato nel piano, perché un conto è la zona urbana e un altro sono le valli montane. Omologare tutto il territorio regionale, che per ammissione dello stesso gruppo di lavoro regionale ha particolari caratteristiche morfologiche, alla città di Aosta non ha senso. Se l’obiettivo è davvero quello di potenziare la rete territoriale, favorendo la sanità di prossimità, non è questa la strada.
Un altro tema importante è quello delle attività di queste strutture. In Valle d’Aosta i consultori svolgono una importante azione sul territorio, però sono dedicati prevalentemente alla tutela della salute della donna e del bambino con i percorsi di nascita, all’ascolto giovani e adolescenti, mentre risultano totalmente assenti quelli dedicati alle donne in menopausa e post menopausa.
Il Coordinamento Donne dello Spi Cgil vuole sottolineare la centralità di questo problema: l’attività del consultorio accompagna la donna durante il periodo di fertilità e durante la maternità, poi c’è il vuoto. Ma le donne oggi vivono molto più a lungo che nel passato e mediamente trascorrono un terzo della loro vita in post-menopausa. Ma vivere più a lungo non è sufficiente: bisogna anche vivere bene e questo si ottiene solo migliorando le condizioni dell’essere anziane. In Valle d’Aosta questo significa anche offrire alle tante donne che vivono nelle valli laterali, a quelle che non sono autonome negli spostamenti e che non sono in grado di guidare un’automobile, la possibilità di rivolgersi ad un consultorio vicino al luogo di residenza, permettendo loro di avere consulenze specifiche nel momento del bisogno.
Sono necessari nuovi modelli di welfare, nuovi stili di vita, nuovi paradigmi per sostenere le donne, in particolare le over 65 in condizioni di fragilità e isolamento. Troppo poco si parla della loro salute, che invece deve trovare tutela in luoghi di cura territoriali distribuiti capillarmente.